«So come mi chiamo?, domanda ancora una volta l’uomo col camice chinandosi su di me. Diamine se so chi sono. Mi chiamo Alessandro Zanardi e sono un pilota. Non ho mai smesso di esserlo.» Ciò che rende Alex Zanardi un simbolo per i nostri tempi non sono solo le sue gesta di sportivo. Ciò che lo rende così amato è l’arte di far sembrare un po’ nostre anche le sue imprese eccezionali. Una “normalità”, condita dal suo umorismo da eterno ragazzo emiliano, che ha aiutato molti a credere in se stessi, a porsi nuovi e insperati traguardi, a mordere la vita sempre, senza lasciarsi vincere dal fatalismo. È a questo Alex che Papa Francesco ha voluto mandare una carezza in forma di lettera, ringraziandolo per aver dato forza a chi l’aveva perduta e aver fatto della disabilità una lezione di umanità. Nell’esistenza di ciascuno ci sono spartiacque. Anche se, come dice Alex, «sono sempre io, con le gambe o senza», vero è che è la vita che cambia e si deve imparare ad affrontarla in altri modi. Gli spartiacque di Alex sono incisi nella memoria collettiva. Il primo, al circuito del Lausitzring, nel settembre 2001, «con la mia vettura che si spezza in due, e io con lei», è solo il drammatico preludio di ciò che avrebbe saputo trasformare «nella più grande opportunità della mia vita». Il secondo, nel giugno 2020, è ancor più vivo nel cuore di tutti, come un brivido che risale la schiena: sulle strade della Val d’Orcia, a una curva, la sua handbike si scontra con un camion. È l’inizio di una nuova faticosa maratona, la più impegnativa e difficile di sempre. Ma chi lo conosce bene sa che se c’è qualcuno che può affrontare una volta di più questa sfida contro il limite è Alessandro Zanardi da Castel Maggiore. Lui può farlo. Ancora.
Claudio Arrigoni è giornalista e scrive per il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, Sette, Sportweek. È stato Direttore Sport a Tele+, Direttore Eventi Sportivi a Sky, coordinatore studi calcio a Mediaset Premium e Responsabile Editoriale di GazzettaTv. Ha seguito sette edizioni della Paralimpiade estiva e cinque di quella invernale. È amico di Alex Zanardi da vent’anni: insieme il 12 giugno 2020 hanno tenuto l’ultimo incontro pubblico prima dell’incidente, per presentare Obiettivo Tricolore, la staffetta con gli atleti paralimpici di Obiettivo3.